VeraLab: Stai seduta composta e sorridi

Per la Giornata della Donna il 20% di sconto fino a domenica
Ciao Jekoo,

questa più che una newsletter si preannuncia un pippone quindi prenditi del tempo perché ho un milione di cose da dire.

La prima è un’ammissione di colpa.
(no, non ho fatto di nuovo casino coi punti fagiana)

SONO UNA FEMMINISTA DEL CAVOLO.
Ecco, l’ho detto e adesso mi sento più leggera.
Arriva LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA e io la chiamavo “FESTA DELLA DONNA” e già per questo mi autodenuncio come cringe.
Ma questo è solo l’inizio.
Io sono una ragazza del 1974, infarcita della cultura per cui si deve essere quello che Carlotta Vagnoli definisce BRAVA DONNA™.
Non faccio parte delle ragazze militanti per cui la minigonna non deve essere un problema, io mi guardo allo specchio ogni volta che devo fare riunioni di lavoro e penso:
  • Troppo frivola?
  • Troppo colorata?
  • Troppa scollatura?
  • Troppo eye liner?
  • Metto i pantaloni?
Perché penso sempre che se sono troppo “donna” la mia credibilità sarà diversa.
LO SO, SEMBRO UNA STUPIDA.
Ci sto lavorando.
Combatto quotidianamente con il modello che mi hanno imposto.
Costantemente.
E mi incazzo ogni volta per il modello che mi hanno imposto e ancora di più mi incazzo perché mi rendo conto che non me lo hanno imposto in malafede ma semplicemente perché, da sempre, funzionava così.

Stai seduta composta, sorridi, non truccarti troppo, sii in ordine, non alzare la voce che sembri isterica, non dire MESTRUAZIONI in pubblico (o si gela la stanza, manco avessi detto una bestemmia), non parlare di soldi che non è elegante, i capelli lunghi a una certa età sono fuori luogo, non si fuma per la strada.
Potrei continuare all’infinito.
Tutto questo coacervo di scemenze serve solo a far sì che quando vai controcorrente ti immagini suor Lia che all’asilo ti faceva NO NO col ditino.
E queste sono le cose sceme, quelle che smonti in un attimo.
Poi ci sono quelle pesanti.
Quelle per cui se ti vesti provocante autorizzi la mano sul culo, quelle per cui le corna vanno tollerate (sono uomini, che ci vuoi fare), quelle per cui in famiglia bisogna assecondare gli umori del MASCHIO LAVORATORE che è stanco, che è autorizzato ad essere cupo perché sulle sue spalle porta il peso del mondo e invece tu, donna compassionevole, devi fargli trovare la cena, la casa in ordine e i figli puliti ed ordinati affinché lui, come in Mary Poppins, possa benedirli prima che vadano a letto.
Potevo mentirti, ma sai che non lo faccio mai.
Sono stata cresciuta nelle operose valli lombarde impregnate di veteromaschilismo e ancora oggi ho amiche con mariti che non sanno nemmeno come si accenda la lavatrice.
Credo ignorino l’esistenza dell’asciugatrice esattamente come ignorano quella dell’esistenza del piegaciglia.
Per questo sono così fiera delle nuove generazioni di splendide donne che mi cambiano la prospettiva, che mi fanno mettere in discussione e che mi insegnano qualcosa ogni giorno.
GRAZIE RAGAZZE.
Ci sono questioni più importanti, ci sono sempre questioni più importanti: la divergenza salariale, la mancanza di uno stato sociale che sostenga la maternità, il soffitto di cristallo.
Ma queste cose sono così evidenti da costringerci tutte a una riflessione.
Il patriarcato che abbiamo assorbito negli anni, come spugnette, invece ci sfugge.
E il diavolo è nei dettagli, sempre.
Due aneddoti per sfinirvi.
Faccio una riunione di lavoro con un grande imprenditore, lui arriva in riunione coi cerottini di un intervento agli occhi e dice tranquillissimo:
“ho tolto le borse, mi davano fastidio”.
Se io avessi tolto le borse, per evitare che mi tacciassero di vanità, mi sarei chiusa in casa, avrei messo gli occhiali da sole inventando una congiuntivite, mi sarei asfaltata col fondotinta.
PERCHÉ SONO SEMPRE PIU’ STUPIDA!
Lui invece, sereno come una mattina di inizio giugno, ha tolto le borse perché gli davano fastidio infrangendo almeno 5 tabù in un colpo solo.
E io ho imparato una lezione.
Altra riunione, altro scenario.
Tavolo “della finanza” in cui si dicono 4 parole inglesi su 5 per rendere ogni concetto fumoso ancora più inaccessibile.
Il clima si fa teso.
In sostanza mi vogliono mettere alle corde stordendomi di concetti che “fidati le cose sono così” (quella cosa che chiamiamo mansplaining).
Io PER FORTUNA odio che mi si metta alle corde e sono in preciclo e, di colpo, mi alzo e faccio saltare il tavolo.
Penso a Dirty Dancing, a baby in un angolo e dico.
OK IO NON CI STO.
E mi alzo, proprio fisicamente.
Lo faccio ma ho paura, è giusto, ho ragione, ma ho paura.
Non di far saltare una riunione, ma che pensino:
“che brutto carattere”.
Perché se sei uomo e fai saltare un tavolo “hai le palle” se sei una donna “hai un brutto carattere”.
(comunque, vorrei un piccolo applauso da lì per il mio essermi alzata che ha sbloccato un tavolo arrotolato da 3 ore a dire sempre le stesse cose)
Ci provo, te lo assicuro Jekoo, mi alleno tutti i giorni a pensarmi senza stereotipi di genere, ci provo tutte le mattine quando decido cosa mettermi per parlare con quelli della finanza e tutte le volte che parcheggio l’auto e sono sicura pensino sia di mio marito, che ci vorrei scrivere sopra É MIA E LA SO PURE PARCHEGGIARE.
E quindi ecco, quando ti dicono che il femminismo non serve, quando ti dicono “che palle”, quando cercano di metterti in un angolino con scritto sopra “stereotipo di genere” tu alzati.
Perché no, nessuno mette baby in angolo.
Il senso di questo sproloquio?
Non lo so con certezza ma pensavo che essere onesta riguardo alle mie difficoltà possa aiutare la riflessione, se sei arrivata fino qui: grazie.

Voglio aggiungere una cosa.
Aiutiamoci.
Il giudizio è sempre lì con la sua vocina dentro ciascuna di noi, il mio giudizio ha la faccia di suor Lia e la voce di mia madre e di mia nonna.
Io cerco di non giudicare le altre.
E quando lo faccio mi fermo e mi sgrido da sola, sono caduta nella trappola della mentalità che voglio combattere.
Non lasciamo sfogare il giudizio che ci hanno inculcato giudicando le altre donne in continuazione.
É già difficile sganciarsi dai preconcetti che abbiamo dentro, cerchiamo almeno di aiutarci le une con le altre, perché...
SIAMO NOI IL CAMBIAMENTO.
Se vogliamo uscire da un angolo in cui ci mettono fin troppo spesso lo dobbiamo fare insieme e non mettendo nell’angolo le altre donne.
A parte renderti partecipe delle mie evidenti difficoltà, cosa ho pensato per la GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE?
  1. Con VeraLab abbiamo supportato, con una donazione di 50mila euro, la carovana della prevenzione di Komen Italia. Komen offre mammografie gratuite a chi non se le può permettere spostandosi su e giù per l’Italia con i suoi medici volontari e i suoi camion di mammografi e ecografi. Troppe donne ancora si trovano ad affrontare il tumore al seno, la prevenzione è la migliore arma che abbiamo a disposizione e io vorrei che la prevenzione fosse davvero per tutte.
  2. Ho acquistato per voi un po’ di biglietti per la Mostra di Tiziano a Milano e ne sto curando con entusiasmo una parte di comunicazione.
Perché proprio Tiziano?
Perché in questa mostra c’è l’immagine di un proto-femminismo veneziano che culmina nel trattato, pubblicato da Modesta Pozzo de’ Zorzi, sotto lo pseudonimo di Moderata Fonte, “il merito delle Donne, ove chiaramente si scuopre quanto siano esse degne e più perfette degli uomini”.
Correva l’anno 1592 e l’autrice morirà di parto a 37 anni dando alla luce il quarto figlio.
Nella mostra troverete, oltre ai quadri meravigliosi, il manoscritto di “Urania” di Giulia Bigolina, primo romanzo scritto da una donna.
E poi le donne di Tiziano caratterizzate da sguardi intensi e pose decise dipinte da un autore che le conosceva profondamente e ne capiva il punto di vista.
(i biglietti sono in omaggio sugli acquisti pari o superiori a 50€ nello store di Milano)
Si ok taglio.

SULLO SHOP PER TUTTO IL MESE CI SONO LE SPESE DI SPEDIZIONE GRATUITE IN ITALIA E CON IL
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WLEDONNE
Avrai il 20% di sconto online e negli Store monomarca di Milano e Roma.
Valido fino alle 23:59 di domenica 13/03.
Il codice è valido su tutti i prodotti esclusi quelli con la X.
Invece QUI, trovi la grafica che abbiamo messo sulle shopper del negozio.
Sono frasi che rileggo e recito come un mantra e mi danno la carica, spero lo facciano anche con te.

Credo di poterti salutare, ho praticamente scritto un romanzo non una newsletter.
Mi raccomando, se ti dicono che la giornata della donna non serve, non ci credere.
Fermarsi a riflettere serve sempre.
Teniamo duro insieme in questi tempi assurdi.
Ti abbraccio,
Cristina
 
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